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SPELEOLOGICO ARCHEOLOGICO
VERSILIESE

2023.09.16 − il ramo del grande antonio

Ultima modifica: 2024-01-10 // 00:35:19

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Non è finita, non ci accontentiamo della giunzione “imbarazzante”, la diramazione in risalita dalla sala della grappa ha promesso bene fin da subito ed è tempo di ritornare a scoprirne il suo misterioso sviluppo. Saliamo al Fighiera io, Alessio, Damiano e Pierpaolo; sulla cresta del Corchia fa molto caldo, si muove a stento qualche filo d’erba. Scendiamo abbastanza accaldati fino al P40, poi la lenta progressione nel primo tratto del ramo a contatto con la roccia, ci concede un po’ di sollievo. Giunti alla Sala della Grappa salgo a sistemare il passaggio scomodo che ci separa dal grande ambiente di cui dobbiamo occuparci, mentre gli altri hanno già la bocca piena. Io e Alessio cominciamo velocemente la risalita, Damiano e Pierpaolo si spostano al P30 sulla forra per recuperare una corda e sistemare alcuni armi. Per la terza volta in questo ramo, ci troviamo a risalire inquietati dalla presenza di enormi blocchi incastrati su di noi in posizioni incredibili. Ho quasi raggiunto la loro quota quando fanno rientro gli altri due e decido di scendere per una pausa tradendo l’usanza della precedente sala con dell’ottimo whisky. Pochi minuti dopo ritorno su e con altri 2 fori raggiungo un terrazzo abbastanza comodo “Qui ci possiamo piazzare anche un tavolo da pranzo” esclamo a chi dal basso attende dettagli … Mi raggiunge Alessio, i blocchi pericolanti (quelli grandi) non erano soltanto 2; glie ne indico uno, “La Spada di Damocle”, esclamando “Quell’affare li è il doppio di quelli che scendono dalla cava sul 4 assi! Ma come diavolo fa a reggersi su tutta sta roba?! Mi da pensieri passarci!”. Lascio la corda e un po’ di cianfrusaglie per affacciarmi a vedere come continua, ovviamente nei punti meno esposti non si passa … Non è stato facile decidere se attraversarli sopra o sotto, con l’aggiunta dei 30 metri di pozzo sottostanti. Alessio mi domanda se ho ancora qualche manzo, visto che, se proprio dovessimo sopravvivere ad un eventuale collasso, questo ci tapperà sicuramente la via; gli rispondo “Va beh, in qualche modo ne usciremo, a limite troveremo un altro ingresso”. Intravedo un ambiente in orizzontale ma è tutto poco chiaro, poi si apre davvero e non credo ai miei occhi; c’è una sala creata interamente da blocchi incastrati l’uno con l’altro a 30 metri dal suolo, da qui si vedono un paio di meandri che si spostano in pianta. Urlo subito agli altri di raggiungermi esclamando “Ma dove diavolo siamo finiti? Guardate che roba!” poi ci dividiamo in perlustrazione. In entrambi i meandri, (a questa quota) le pareti si restringono fino a toccarsi, si avverte un flusso d’aria discendente e sopra di noi sopraggiungono 2 “camini”, termine alquanto offensivo considerati i volumi di cui stiamo parlando. Fortunatamente riusciamo a continuare inventando arrampicate in libera dalla “Sala Sospesa” per altri 15m poi facciamo una stima dei materiali necessari e riscendiamo il “Pozzo della Metempsicosi” mettendo in sicurezza (abbastanza astratta) la via di progressione.

Partecipanti:
Pierpaolo Fiorito, Damiano Zanetti, Alessio Tovani, Salvatore Iannelli.

Saluti.
Salvatore.

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